giovedì 11 agosto 2016

Buio d’amore con scie di Stilnovo

C’è un libro.
Si intitola BUIO D’AMORE.
Raccoglie tredici racconti di MARCO VICHI, tredici storie che mostrano l’altra faccia della cartolina illustrata che siamo abituati a chiamare “amore”, tredici episodi di passione, confusione, timore, perdita, inganno e sogno. Follia? Giusto un velo. Quella che si vede tutti i giorni, però… Nulla di troppo romanzato.
Il consiglio di shopping di questa guida allo shopping è di acquistare BUIO D'AMORE e leggerlo: pare fatto su misura per il mese d’agosto, lo divorerete in pochissimo tempo e (ahia!) vi farà forse anche un po’ da specchio. Arrivati in fondo al tredicesimo racconto ne vorrete un quattordicesimo e andrete a caccia di un altro libro di Vichi.
Per l’assaggio (che non vi rivelerà nulla della trama) vi riporto poche righe di una delle tredici storie. Sono “schegge” di STILNOVO che descrivono l’incanto di un uomo davanti alla bellezza di una donna. E la donna bellissima è la commessa di un negozio di abbigliamento, perché questa è una guida allo shopping che non ama andare fuori tema.

Poi successe una cosa: passò davanti a un negozio che vendeva vestiti, per caso volto la testa e dovette fermarsi davanti alla vetrina. Aveva visto lei.
[…]

Continuava a fissare la ragazza dentro il negozio, incantato dai suoi capelli lunghi e neri, dai suoi occhi profondi e lucenti. Non era solo bellissima, era la donna che la sua immaginazione avrebbe voluto creare. Tu sei mia, pensò. Perché non poteva succedere così, all’improvviso?
[…]

Lei era bella come Eva, la pelle luminosa e morbida, le labbra gonfie di vita. Se lui sentiva quello che sentiva non poteva essere un caso. C’era sempre un motivo, un disegno che i mortali non potevano decifrare.
Lei andava qua e là tra gli scaffali, cercando i vestiti per i clienti. Aveva fisso sulla bocca un sorriso bianco di luce, era come aprire la finestra al mattino. A un tratto Goran si accorse che nel negozio c’erano altre commesse, forse addirittura tre, ma per lui erano solo ombre.
Quando lei si girava dalla sua parte, Goran fingeva di guardare i vestiti appesi in vetrina. Vestiti appesi da lei, pensava, toccati dalle sue mani. Avrebbe voluto essere quel paio di jeans, qiella cerniera che lei aveva tirato su e giù, su e giù… ziiip, ziiip, la punta delle sue dita. Tu sei mia, pensò con forza, fissando quelle mani che si muovevano in aria come pesciolini. Restò ancora per qualche minuto a guardarla attraverso il vetro, poi se ne andò.


MARCO VICHI – BUIO D’AMORE (TEA 2012)




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